🌑 Lo spazio della seduta psicologica: confine inviolabile, territorio di verità
- Daniele Russo

- Sep 19
- 3 min read

La psicologia autentica non è un ornamento culturale, non è una moda, non è un’etichetta da esibire. È un atto radicale di incontro tra due esseri umani.Uno si affida, si spoglia delle proprie difese, porta nella stanza ciò che non mostra a nessuno. L’altro ascolta, custodisce, interpreta e accompagna.
La seduta psicologica è questo: un territorio sacro, fondato su regole etiche, deontologiche e giuridiche che non sono negoziabili. È un confine che nessuno può attraversare senza diritto. È lo spazio dove il dolore trova voce, dove la parola può uscire dal silenzio, dove la fragilità si trasforma in dignità.
Chi entra in questo spazio sa che ogni gesto, ogni parola, ogni segreto, resta custodito. La riservatezza non è una formula burocratica: è la pietra angolare del patto psicologico, la condizione indispensabile affinché la persona possa sentirsi al sicuro. Violare questo spazio, anche solo per un istante, significa distruggere la fiducia che lo sostiene.
Per questo motivo, qualsiasi comportamento che contraddica questi principi è incompatibile con la relazione terapeutica.La psicologia autentica non può essere piegata, falsificata, manipolata o comprata. Chi non rispetta le regole invalida in modo definitivo la possibilità di un lavoro insieme.
Chi non può trovare posto in questo spazio
Nella mia pratica clinica come psicologo a Palermo, ho sempre scelto di dedicarmi a chi soffre psicologicamente e desidera, con coraggio, affrontare un cammino di consapevolezza e trasformazione.Proprio per coerenza etica e metodologica, esistono criteri chiari di esclusione.
Non accolgo:
chi si avvicina allo psicologo come moda, come esperienza da “provare”, come palcoscenico narcisistico o come brand da indossare;
soggetti con pulsioni maligne o coinvolti in attività criminali o pedofile;
individui violenti, sadici o aderenti a ideologie sessiste, razziste o disumanizzanti;
manipolatori seriali, negazionisti affettivi e “cercatori di certificati”;
persone che attribuiscono al denaro il potere di comprare compiacenza, scambiando la competenza con servilismo;
chi utilizza sistematicamente la menzogna, seduzione manipolativa o teatralità patologica;
falsi pazienti mossi da curiosità, vantaggi professionali o desiderio di rubare il metodo.





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