
dott. Daniele Russo
Psicologo Psicoterapeuta Palermo
Aiuto Specialistico Serio per Adulti, Bambini e Adolescenti, Coppie


largo Montalto, 5 Palermo
cell: 3498182809
La storia di un bambino ferito da un’infanzia difficile che prometteva a se stesso che avrebbe fatto di tutto per impedire che altri bambini soffrissero come lui.
Questa promessa e desiderio infantile sono diventati
la motivazione principale della mia vita professionale.
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Chi sono

Sono Daniele Russo e amo definirmi uno Psicologo Autentico, perché, ho avuto il privilegio di formarmi in un tempo in cui la Psicologia era ancora un’arte medica seria e profonda, fondata su pagine illustri, sullo studio rigoroso, sull’etica clinica e su un ascolto che sapeva cambiare le vite.
In questi venticinque anni molto è cambiato.
Oggi lo stigma che lo 'psicologo cura i pazzi' è caduto, sì — ma è aumentata la superficialità e quelle pagine illustri sembrano dimenticate in favore di scorciatoie semplicistiche. Nel mio settore, dilagano soluzioni preconfezionate, terapie finte-empatiche, consulenze via app che promettono miracoli a colpi di algoritmo, come se la sofferenza fosse un prodotto da scaffale del supermercato.
Io lavoro ancora con metodo, con strumenti scientifici, con il rispetto che ogni storia umana merita.
Non svendo la psicologia: la onoro.
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In studio da me non si incontrano mai la superficialità e il menefreghismo che poco hanno a che fare con me che ho scelto di esserci per davvero, come psicologo clinico.
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Ho iniziato a lavorare quando andare dallo psicologo era ancora un tabù, nessuno chiamava, nessuno si fidava, nessuno sapeva davvero cosa significasse ‘chiedere aiuto’.
Ma io lo sapevo, perchè, ero passato dalle stanze degli scienziati della mente.
Sono figlio, come molti di noi, di un'infanzia problematica. ​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​
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Nella mia stanzetta da bambino, feci a me stesso una promessa silenziosa: un giorno sarei diventato un supereroe per fare in modo che nessun altro bambino al mondo dovesse soffrire come stavo soffrendo io.
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Da allora, ogni passo della mia vita è stato fedele a quella promessa ed è diventata la radice profonda del mio lavoro, la direzione della mia vita.
Ogni giorno, ancora oggi, è a quel bambino che rispondo. E a quella promessa mantenuta.
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​​Palermo, primi anni 2000.
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Con la dottoressa Emilia Wanderlingh affittammo un piccolo studio: eravamo giovani, con i portafogli vuoti ma carichi di entusiasmo, perchè, dopo l'abilitazione alla professione finalmente il nostro comune sogno, quello di aiutare le persone stava diventanto realtà.
Ciascuno di noi ha il diritto di realizzare i propri sogni. E per fortuna, siamo stati abbastanza coraggiosi – e lucidi – da non cadere vittime dei “baroni”, quelli che fin dal primo esame universitario cercano di convincerti che “non sarai mai davvero competente” se non paghi questo, quell’altro, e poi quell’altro ancora: master, specializzazioni, workshop senza fine.
Ma la verità è un’altra. La scienza non è proprietà privata. Non è merce da vendere al miglior offerente. La scienza appartiene a tutti. E chi ha davvero passione, dedizione e rispetto per il sapere, può diventare un ottimo professionista anche senza piegarsi ai ricatti di un sistema che confonde il valore con il prezzo.
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E' quindi, abbiamo aperto lo stesso uno studio di psicologia.
CSP Centro Servizi Psicologia.
In quel momento siamo stati dei pionieri, insieme ad altri colleghi coraggiosi sparsi in varie regioni d’Italia. Abbiamo creduto in una visione diversa, più libera, più accessibile, più autentica. E siamo stati bravi.
Abbiamo rotto il tetto di cristallo. Abbiamo dimostrato che si può costruire qualcosa di solido senza dover chiedere il permesso a nessuno. Che si può essere psicologi con dignità, competenza e passione, anche al di fuori dei circuiti chiusi e autoreferenziali del potere accademico.
Abbiamo aperto una strada, e oggi quella strada esiste anche per chi verrà dopo di noi.
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Ancora non esistevano i social, era un mondo dove ancora le persone erano educate, esistevano ancora dei valori etici e umani, non si parlava di femminicidi, le relazioni d'amore duravano, le amicizie erano vere e ci si divertiva anche senza l'ostentazione di brand di lusso sul web. ​
Decidiamo di inserire l'iscrizione che potevamo permetterci sulle Pagine Gialle cartacee, eppure le telefonate non arrivavano. Non ci lasciammo scoraggiare. Anzi, diventammo ancora più testardi e creativi.​ Realizzammo un sito internet rudimentale per farci conoscere oltre le mura dello studio e pubblicammo anche due manuali dedicati al nostro settore. Uno di questi, 'Professione Psicologo', divenne un vero e proprio punto di riferimento: vendutissimo, ampiamente diffuso, consultato da centinaia di giovani colleghi in cerca di orientamento, strumenti e ispirazione. Non era solo un libro, era un manifesto: si può costruire una professione solida anche fuori dai circuiti chiusi, si può essere indipendenti, preparati e incisivi senza piegarsi ai modelli imposti.
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Ottenemmo uno spazio su un sito web di successo chiamato Palermoweb: nacque così “Psicologia e dintorni”, la prima rubrica psicologica online in Sicilia. Creai “Note di Psicologia” su Radio Action, una trasmissione rivoluzionaria per quei tempi. Temi di psicologia e in diretta le telefonate degli ascoltatori. Finalmente le persone iniziarono a raccontarsi e a chiedere risposte.
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​Tutto cambiò con una telefonata inaspettata.
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Dall’altra parte della cornetta c’era la dottoressa Angela Ruvolo, una delle più stimate esperte italiane di psicologia clinica e psicologia forense: «Ciò che state facendo in radio non è mai stato fatto in Sicilia, voglio conoscervi assolutamente», mi disse.
In quel momento iniziava una nuova fase del mio percorso professionale, capace di portarmi a vedere la realtà con occhi diversi.​ Ricordo ancora la prima volta che entrai in Procura con la dottoressa Ruvolo. Il magistrato ci fece strada verso un ufficio con una montagna di fascicoli. “Questi sono tutti i casi di abuso sessuale su minorenni, solo a Palermo e provincia”, ci spiegò. Fu come se qualcosa dentro di me si rompesse: vidi con i miei occhi un inferno che fino ad allora avevo ignorato. ​​​
Simultaneamente, mentre colleghe e colleghi si dilettavano a scopiazzare senza autorizzazione dai miei siti tutte le mie argomentazioni, nel mio studio iniziarono ad arrivarono i primi pazienti. ​Uomini, donne, ragazzi, ragazze, genitori, bambini, coppie ognuno con il proprio pesante problema da portare. ​Ricordo tre pazienti in un solo giorno: le loro vite intrecciate dal dolore dell’infanzia. Quelle persone giungevano da me come se sapessero di trovare un ascolto attento, libero da giudizi o da paure. Le accoglievo, le ascoltavo, le sostenevo – e ogni volta ne uscivo profondamente trasformato.
​​Da allora, non mi sono più fermato;
era come se quelle storie mi avessero trovato.
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Ho imparato che dietro il silenzio c’è sempre una voce che merita di essere ascoltata, e che ogni storia ha il potere di insegnarmi qualcosa di nuovo.​ Col tempo, a contatto quotidiano con le sofferenze dei miei pazienti, è riaffiorato un ricordo personale che avevo sepolto nell’anima.
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Avevo dieci anni: un vicino di casa, un corridoio e un invito ad 'assaggiarglielo'.
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Fuggii via senza capire cosa stesse accadendo e il ricordo rimase nascosto, silenzioso, per decenni. ​Fu durante questo lavoro, così intimo e profondo, che quella verità dolorosa tornò a galla. ​Quel momento fu una sorta di risveglio. ​Capì che la mia motivazione professionale non era frutto di un caso: era una chiamata inconscia fin dalla mia infanzia. ​
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Ogni paziente, ogni storia che incontro, trova in me un interlocutore che ha conosciuto sulla propria pelle i carboni ardenti del trauma psichico.
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Io so come si sta in quella poltrona dove si siede la persona. Conosco il peso del silenzio, la fatica di raccontarsi, la speranza che qualcuno dall’altra parte possa davvero capire.
E so anche cosa ci si aspetta da colui che ascolta: non solo competenza ma presenza reale. Non frasi fatte ma verità. Non soluzioni preconfezionate ma la forza discreta di essere aiutati a riprendere in mano la propria vita, rimettere insieme i pezzi, ritrovare un senso. Ci si aspetta uno sguardo che non si spaventa di un professionista alleato che sappia davvero essere il clinico che dice di essere.
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​Ero bimbo e avevo promesso a me stesso che sarei diventato da grande un super-eroe come quelli dei miei fumetti e avrei salvato altri bambini dai mostri.
​​E ci sono riuscito.
Non perchè sono un super eroe o faccio miracoli, ma perché - a oggi - grazie alla scienza che rappresento, riesco a riconoscere i mostri della psicopatologia, dare un nome al dolore e aiutare chi soffre a tornare a vivere.
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Dopo oltre vent’anni di lavoro ho alle spalle più di 5000 casi clinici.
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Affronto ogni giorno con rigore e passione le questioni umane più delicate. Ricevo uomini e donne, coppie, genitori: conduco valutazioni psicodiagnostiche, colloqui clinici approfonditi e consulenze tecniche in ambito forense.
Mi occupo di ansia, panico e ossessioni, crisi emotive, disagi sessuali, difficoltà relazionali e ricostruzione del sé:
accompagno chi si sente perso a ritrovare senso e potere personale.
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​​​​Sono grato al mio lavoro. ​
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Non ci sono parole per potere descrivere la gioia che si prova quando un essere umano che si è rivolto a te per un problema esce dalla stanza dell'ultima seduta completamente rinato, forte, equilibrato e pronto a vivere al meglio.​ Questa è la soddisfazione principale del mio lavoro.
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Credo fermamente nella scienza che rappresento ma anche nell’intuito personale stabilito dalla persona che sei.
Credo nella tecnica ma solo come strumento al servizio della persona mai come scopo fine a se stesso.
E credo nell’ascolto come atto clinico, etico e persino politico, capace di restituire dignità a chi ha sofferto nel silenzio.
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- La scelta di non mostrarmi:
da sempre, ho fatto una scelta controcorrente, non espongo il mio volto
​​Non troverai la mia foto in questa pagina o in altre pagine. Non è un errore ma una scelta consapevole. Credo infatti che la vera fiducia si guadagni con la competenza e la profondità, non con un’immagine patinata da supermercato. Non mi affido a sorrisi fotografati o a volti studiati: quello che conta è l’incontro reale, la profondità dello sguardo clinico.
​L'apparenza conta davvero più della sostanza?
Osservo come tutti tanti medici di tante specializzazioni trasformati in showman su tiktok. Ma è veramente questo quello che persone desiderano da un clinico? E' davvero questo il mondo che vogliamo?
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Ritengo che a ogni persona debba interessare quanto un medico è bravo non se è grasso/magro, alto/basso, bello/brutto, bianco/nero. Non critico chi si mostra e mette la faccia ma per me cedere a queste categorie è davvero svilente.
Credo che uno psicologo debba rassicurare per la sua competenza e capacità non attraverso un'immagine più da casting televisivo. Lo preciso per chiarezza: il volto che compare online cercando “psicologo Palermo Daniele Russo” non è il mio. Si tratta di un omonimo di Milano che svolge la mia stessa professione.​
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In questo lavoro, affidarsi a un professionista significa sentire fin da subito di parlare con qualcuno che ascolta davvero. Ecco perché preferisco far parlare il mio percorso e la mia esperienza anziché l’apparenza.
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Questa pagina, insieme ad altre parti del sito, le sto riscrivendo dopo oltre 20 anni di attività.
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Molte cose sono cambiate. Ad esempio, ho sentito dire che le persone scelgono sulla base delle recensioni. Se le avessi chieste ne avrei davvero più di 5000 ma non le ho mai chieste. Tuttavia, le mie testimonianze parlano per me perchè sono tutte autentiche. In questi vent’anni ho visto la psicologia attraversare innumerevoli ondate di entusiasmo terapeutico, spesso travestite da rivoluzioni. Quando ho iniziato, la moda era lo psicodramma, poi vennero le costellazioni familiari, l’analisi bioenergetica, l’ipnosi regressiva, il mindfulness-based tutto, le terapie sensomotorie, le neuroscienze pop, e oggi è il tempo del gold standard per la riabilitazione cognitiva, dell'acceptance and commitment therapy e sopratutto l’EMDR, divenuto per molti la panacea di ogni trauma. Domani, un nuovo protocollo e una nuova promessa. Sento spesso dire che “questa è la nuova frontiera” come se il dolore umano fosse un territorio da conquistare, un mercato da espandere, una materia da colonizzare a colpi di trend.
Francamente, fatico a tollerare tutto questo bla bla. Un bla bla travestito da scienza, nutrito da corsi rapidi, master omologanti e certificazioni in serie. Un’industria della sofferenza, più attenta al brand personale che alla profondità del pensiero clinico. Io resto fedele a una psicologia seria, artigianale, costruita sul rigore, non sull’ultima moda e sulle applicazioni.
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A questo proposito, proprio quest’anno ho avuto in cura E., un uomo di 35 anni, già sottoposto a un ciclo di EMDR per una storia traumatica complessa. Un intervento, purtroppo, condotto in modo standardizzato, frettoloso, incapace di coglierne le reali dinamiche interne. Analogamente, in una recente consulenza tecnica di parte, ho analizzato il caso di un bambino trattato con EMDR, anche lui vittima di un’applicazione meccanica della tecnica, priva di ascolto e di contesto.
Sarà un caso? Forse.
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Ma due indizi, per me, valgono già come un segnale chiaro.
Credo in una psicologia che si prende il tempo di pensare, che sa restare in silenzio quando serve, e che comprende prima di intervenire, che ascolta, studia, si interroga, e accetta il dubbio come condizione del rigore. Una psicologia capace di essere umana senza fragilità, empatica senza compiacenza, autorevole senza distanza. Questa è la postura con cui, ogni giorno, incontro chi si affida a me.
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Se stai cercando uno psicologo serio, onesto, allineato con il settore e che non ama perdere tempo, con un'esperienza clinica di oltre vent’anni, che svolge il suo lavoro con rigore, passione che per primo lui ha scelto di guardare in faccia la sua sofferenza per trasformarla in risorsa e cambiamento, allora, credo di essere questa figura.
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Lo scrivente:
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dott. Daniele Russo