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AMORE O VELENO? Dipendenza Affettiva, la trappola dell'anima

Hai presente quel momento in cui ti guardi allo specchio e non ti riconosci? Non hai il viso stanco e nemmeno le occhiaie. È lo sguardo della tua anima. Il tuo vero Sé che si sta spegnendo lentamente, avvelenato da una sostanza che assumi ogni giorno e che — con una tenerezza disperata — continui a chiamare amore.

Sai di aver dato tutto, di aver amato fino allo stremo, di aver creduto nella favola anche quando la favola era già morta. Eppure ti senti più piccola, più fragile, più invisibile che mai.


Non è amore. Non è dedizione. È dipendenza affettiva.

E tu lo sai.

È una prigione con le sbarre dorate: conosci la chiave, ma continui a girare a vuoto la serratura sbagliata.


Oggi è impossibile non sapere. Le parole sono ovunque: narcisismo, gaslighting, manipolazione, trauma bonding. Le conosci, le leggi, le condividi. Eppure resti lì, aggrappata a lui.


Perché la parte più feroce non è ciò che ti fa lui — è ciò che tu ti fai ogni volta che ti dici: sono stata stupida. 

Preferisci chiamarlo amore piuttosto che ammettere che ti sei persa.

Ma la verità è che la dipendenza affettiva non è una scelta, è una ferita. E chi non la conosce, non sa quanto possa essere sottile e letale la voce che ti sussurra: “Resta, forse stavolta cambia.”


La Trappola Perfetta


Funziona come un buco nero: risucchia la tua luce, la tua energia, la tua essenza.Ti lascia in orbita attorno a qualcuno che — ironia crudele — non ha nemmeno la forza di sostenere la propria.

Ti hanno insegnato che “amare è sopportare”, che la donna forte “tiene duro”, che la salvezza arriva “se lo capisci abbastanza”.

Basta. È arrivato anche per te il momento di dire: STOP. FINE. THE END.

Non sei un’appendice. Non sei un satellite. Sei il corpo principale. E lui non è il tuo Sole.


La Chiave di Riserva


La dipendenza affettiva ha un nome mitologico: la sindrome della chiave di riserva. Credi che la tua felicità sia custodita da qualcun altro. Che qualcuno, da qualche parte, abbia il potere di accenderti.

Se ti chiama, esisti. Se ti ignora, ti spegni. Se ti lascia, muori. Se ti minaccia, tremi. Se ti colpisce — con parole o silenzi — lo giustifichi.

Non è amore: è un collasso del Sé.

Lui non ti lega con le catene, ma con microdosi di pseudoamore intermittente: una carezza dopo cento ferite, un “scusa” dopo giorni di gelo.


È la trappola perfetta: la dopamina che crea dipendenza, la chimica dell’attesa, la speranza come droga.

Un meccanismo studiato dalla psicologia del trauma: rinforzo intermittente, gaslighting, colpa introiettata. La scienza lo sa. Tu lo senti.


La Bambina che Grida


Hai solo dimenticato dove hai nascosto la chiave. Da bambina hai imparato che per essere amata dovevi essere buona, accomodante, silenziosa. Hai imparato che la rabbia non si mostra, che il bisogno si nasconde, che il dolore va truccato prima di uscire. Hai imparato che chi ti ama può anche ferirti, purché poi ti chieda scusa. Hai imparato a leggere nei vuoti, ad anticipare gli sbalzi d’umore, a placare le tempeste. Hai imparato a non disturbare.

Ora sei adulta, ma dentro di te c’è ancora quella bambina che teme di essere lasciata sola nella stanza.E ogni volta che un uomo si allontana, lei urla. Ti stringe lo stomaco, ti toglie il respiro, ti fa credere che senza di lui tu non possa esistere. È lei a spingerti a mandare quel messaggio, a perdonare l’imperdonabile, a restare anche quando sai che stai morendo dentro.


Le Tre Maschere del Legame Tossico


1. La Contabilità Emotiva. Conti i messaggi, pesi le parole, cronometri le attese. Ogni silenzio è un castigo, ogni notifica un’iniezione di ossigeno. Vivi in un’economia dove il tuo valore oscilla con il suo umore. È la schiavitù emotiva certificata dalla paura di non valere abbastanza.


2. Il Vuoto che Ride- Hai una vita piena, ma tutto perde senso quando lui non c’è. Ti distrai, sorridi, lavori, ma dentro senti un buco che inghiotte ogni cosa. Non è vero che non hai un’identità: l’hai data in affitto. E ora paghi tu le spese condominiali.


3. L’Alchimista dell’Abuso. Trasformi la tossicità in tenerezza. Gli scoppi d’ira diventano “sofferenza”, le bugie “paura d’amare”.Pensi che se lo curi, lui cambierà. Ma non è vero: l’abuso non si cura con l’amore.

L’abuso si interrompe con la verità.


La Rivoluzione Interiore


La guarigione non è lasciare lui. È smettere di abbandonare te stessa.

Non ti serve l’indipendenza, ti serve sovranità emotiva. Non “diventare forte” ma diventare vera. Non “dimenticarlo” MA RICORDARTI TU DI CHI SEI VERAMENTE. .

La solitudine non è il vuoto — è il silenzio che precede la rinascita.

È la stanza bianca dove ricominci a respirare senza chiedere permesso.

Non scappare da lei. Resta.


Il Ponte


Ti ripeti ogni giorno:

“Non mendicherò più amore travestito da briciole. Non confonderò il battito dell’ansia con il palpito dell’amore. Non mi rimpicciolirò più per fargli spazio”

Ma poi lo chiami. Poi gli scrivi. Poi lo perdoni.

Non perché sei debole, ma perché sei dipendente.

E le dipendenze non si superano con la forza di volontà.

Si superano con l’aiuto giusto.


La Verità che Salva


È inutile prenderci in giro: da sola non ce la puoi fare.Uscire dalla dipendenza affettiva è come attraversare il deserto. Fa paura, brucia, disidrata l’anima. Ma dall’altra parte c’è il mare.

Non è un addio: è un ritorno a casa. Un ritorno al corpo, alla mente, alla voce.


E sì — devi chiedere aiuto. A uno specialista vero e serio. A qualcuno che non voglia “aggiustarti”, ma accompagnarti a ricominciare.

Quando sentirai la tentazione di inseguirlo, fermati. Il bisogno di rincorrere è solo il riflesso di un bisogno più antico: quello di essere riconosciuta.

Riconosciti tu, per prima. E poi — cerca aiuto SUBITO SENZA PERDERE PIU' TEMPO.


L'idea che "Lui cambierà, lui capirà, lui bla bla" è un miraggio nel deserto della tua dipendenza. La felicità non è una compagna gentile che aspetta, ma una guerriera addormentata dentro di te. Svegliala. Brandisci la tua spada contro l'illusione dell'amore che ti consuma. Quando la nebbia si diraderà, non sentirai un "Finalmente". Sentirai un ruggito. Il tuo.

Smettila di aspettare. La felicità non ti darà il permesso. Prendi la tua vita. Strappala dalle mani di chi non sa amarti e ricostruiscila mattone su mattone, non per loro, ma per la regina che sei sempre stata. Non c'è "finalmente". C'è solo "ora".


Daniele Russo Psicologo – Psicologia della Donna e delle Relazioni Affettive

e della Libertà Emotiva – Palermo




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dott. Daniele Russo, Psicologo Clinico regolarmente iscritto

all’Ordine degli Psicologi della Regione Siciliana (n. 3685 sez. A - 07.06.2006)

assicurato con polizza RC professionale AUPI (n. 2020/03/2425586)

Tipo soggetto: Ditta Individuale

Tipo attività: 869030 – Attività svolta da Psicologi

Indirizzo: Largo Montalto, 5, Palermo (PA)

Telefono: 349.81.82.809

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