
La mia metodologia:
psicologia clinica
autentica, una corda da
afferrare, non una
gabbia che intrappola.
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Da oltre vent’anni offro alle persone un luogo sicuro, competente e profondamente umano in cui potersi ascoltare, ritrovare, guarire. Un luogo dove la parola non è giudicata, il silenzio non è forzato, e il dolore trova finalmente una forma comprensibile.
Ricordo perfettamente il giorno in cui aprii la porta del mio studio alla mia prima paziente.
Ero giovane, emozionato, con il cuore che batteva forte e la convinzione ingenua che la teoria potesse proteggermi dall’imprevedibilità dell’incontro umano. Nei giorni precedenti avevo ripassato ogni manuale, ogni schema, ogni protocollo sul primo colloquio.
Poi lei entrò.
Si chiamava Yole. Aveva venticinque anni.
Le chiesi soltanto: «Come mai siamo qui oggi?»
E lei, senza dire una parola, scoppiò a piangere.
In quell’attimo, tutti i libri svanirono. Le certezze si dissolsero.
Cercavo nella mente un appiglio — “Cosa fare quando la paziente scoppia a piangere e non riesce a parlare?” — ma non esisteva alcuna risposta scritta.
Fu in quell’istante che compresi cosa significa davvero essere uno psicologo: agire.
Non applicare, non eseguire, ma agire clinicamente. Con presenza, con responsabilità, con umanità.
Yole non sapeva che era la mia prima paziente, né che dietro il mio sorriso si nascondeva l’insicurezza di chi sta iniziando.
Ma si fidò e di questo le sarò eternamente grato.
Da lei ho imparato che la psicologia non è un elenco di tecniche: è un gesto umano, un atto di verità.
Lo psicologo, come un chirurgo, ha davanti a sé bisturi di ogni forma e misura.
Ma resta la mano a fare la differenza.
Puoi possedere mille strumenti perfettamente affilati, ma se la mano trema — se manca il tocco, il coraggio, la sensibilità — quegli strumenti restano freddi e inutili.
Nel mio campo esistono teorie raffinate, modelli impeccabili, protocolli lucenti.
Ma sono solo cornici vuote se chi li applica non sa essere, prima ancora di fare.
Il gesto terapeutico non è un algoritmo, ma un incontro vivo tra due coscienze.
Una cura che nasce dall’ascolto profondo, non dalla ripetizione meccanica di procedure.
Nel mio lavoro non mi limito a contenere un sintomo: accompagno la persona nella riscoperta autentica di sé, della propria forza interiore, della possibilità reale di tornare a vivere con dignità, consapevolezza e libertà.
Ho sempre creduto che ogni patologia, ogni crisi, rappresenti una frattura nel percorso di vita del paziente — e che il compito dello psicologo sia proprio quello di ricucire la trama interrotta, restituendo alla persona, al minore o alla coppia il proprio cammino autentico.
Credo in una psicologia che cura davvero: che non etichetta, non riduce, non standardizza.
Una psicologia che accoglie la complessità con rispetto e precisione, che trasforma il dolore in comprensione, la paura in direzione, la fragilità in fondamento di rinascita.
Come accadde a L., una giovane donna di ventitré anni, brillante studentessa di matematica, paralizzata da attacchi di panico che le toglievano il respiro e ogni progetto di vita.
Aveva smesso di uscire, di viaggiare, di immaginarsi altrove.
Il solo pensiero di un trasferimento fuori dalla sua città era fonte di terrore.
Il nostro percorso fu intenso, profondo, faticoso.
Ma ce l’abbiamo fatta.
Molti anni dopo ricevetti un suo messaggio.
Temevo fosse una ricaduta. Invece era una foto: un cielo limpido, una nuova città, un sorriso.
Sotto, solo poche parole: «Ho ripreso in mano la mia vita.»
Quel giorno la mia paziente mi confermò - come tanti altri - che il cambiamento non è un’illusione.
È un cammino possibile.
Dopo oltre vent’anni di esperienza clinica, anche in casi che molti consideravano “impossibili”, posso affermare con lucidità e responsabilità che la mia metodologia si fonda su un principio semplice ma essenziale:
- la psicologia deve agire sin dal primo incontro.
- Ogni colloquio è già intervento.
- Ogni parola ha valore clinico.
Fin dal primo momento, individuo e condivido le prime indicazioni interpretative, comunicative e operative:
per dare forma alla sofferenza, affrontare i sintomi più urgenti, e costruire insieme pensieri e azioni che restituiscano sollievo e direzione.
È così che, da oltre vent’anni, aiuto le persone a risalire.
E a tornare a vivere.
E ci riesco.
Se senti che è arrivato il momento di prenderti cura di te e stai cercando lo psicologo giusto, te lo dico senza presunzione: lo hai trovato.
Ti accoglierò con serietà, delicatezza e una visione clinica solida, profonda, maturata in anni di lavoro sul campo. Troverai ascolto autentico, direzione chiara e un percorso costruito con rigore metodologico su misura per te, per ciò che sei, per ciò che stai attraversando.
Non aspettare oltre.
Sei chiamato a vivere. A stare bene.
📞 Chiama il 349 8182809 per fissare il tuo appuntamento.
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Nota tecnica di psicologia clinica
Gli interventi del Dott. Daniele Russo, psicologo a Palermo, sono perfettamente allineati alle linee guida internazionali in tema di Interventi di prima linea (APA Presidential Task Force on Evidence-Based Practice, 2006; NICE Clinical Guideline NG116, 2018; WHO Psychological First Aid, 2011; CNOP Linee di indirizzo per l’intervento psicologico, 2020).
Si rivolgono ad adulti, genitori di bambini e adolescenti, e coppie che cercano un sostegno qualificato all’interno di un ambiente riservato, accogliente e costruito su misura per garantire ascolto, discrezione e professionalità.
