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“Quando la mente urla, il corpo ascolta. E il terapeuta deve essere lì”.

Dott. Daniele Russo 

Ci sono esperienze che spezzano il linguaggio. Non si raccontano, non si spiegano, non si dominano. Accadono dentro, come un cortocircuito invisibile, e da quel momento nulla è più come prima. Il cuore comincia a correre, la gola si chiude, lo stomaco si solleva, il respiro si scompone in frammenti d’aria.


È come se la vita, per un istante, si rovesciasse.


Come se un’intera esistenza si riducesse al tentativo disperato di respirare.

Chi non ha mai vissuto un attacco di panico non può comprenderlo del tutto.
Perché il panico non è una paura. È un annientamento. È la perdita improvvisa del senso di continuità tra sé e il mondo. È la vertigine di sentire che tutto — corpo, mente, pensiero, realtà — sta per implodere.

Eppure, per milioni di persone, questa è la vita quotidiana. Una vita fatta di strategie invisibili: sedersi vicino all’uscita, evitare i supermercati, fingere serenità, trattenere il respiro. Una vita dove ogni gesto, anche il più semplice, è negoziazione con il timore di morire, di svenire, di impazzire, di perdere il controllo.

 

🧠 Panico: la nuova geografia della mente

 

Fino a pochi anni fa, il disturbo da attacco di panico era considerato un derivato dell’ansia.
Una questione di serotonina, di stress, di ipervigilanza.
Oggi sappiamo che non è così.

Il panico è una frattura neurobiologica complessa. Le ricerche del 2024 e del 2025 — pubblicate su Frontiers in Psychology, Nature Mental Health e Journal of Affective Disorders — hanno ridefinito completamente il suo statuto clinico. Non si tratta di “ansia acuta”, ma di un collasso momentaneo dell’equilibrio tra i sistemi neurovegetativo, immunitario e cognitivo. Gli astrociti, cellule gliali un tempo ignorate, si sono rivelati protagonisti inattesi: modulano la risposta emozionale e la soglia del terrore. Quando il loro metabolismo si altera, l’intero cervello entra in stato di allarme. L’amigdala si accende, la corteccia prefrontale perde il controllo, l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene inonda il corpo di adrenalina.

 

Il corpo, in quegli istanti, non mente.
 

Sta reagendo a una minaccia che la mente non vede ma sente. È come se la biologia stesse tentando di salvarti da qualcosa che non riesci a nominare. Eppure, la medicina classica, ancora oggi, spesso riduce tutto a un farmaco.
Come se il silenzio imposto al sintomo fosse già guarigione.
Ma spegnere un incendio non significa capire perché ha preso fuoco.

 

🔬 Neuroscienze e intelligenza artificiale: il corpo come testo clinico

 

Il 2025 segna anche una svolta nell’uso dell’intelligenza artificiale in ambito clinico.
Dispositivi biometrici di nuova generazione sono in grado di registrare i micro-segnali del corpo con una precisione mai vista prima: variazioni di respiro, battito, conduttanza cutanea, tono muscolare.

Ogni individuo ha un’impronta fisiologica unica, un respiro che è solo suo — come un’impronta digitale.
La tecnologia, oggi, ci permette di leggere quei segnali in tempo reale, anticipando le crisi e comprendendo la loro logica interna.

Ma la tecnologia, da sola, non basta.
Senza l’interpretazione clinica, i dati restano muti.
Solo lo sguardo di uno specialista serio e solido può tradurre ciò che il corpo scrive in linguaggio umano.
E solo la relazione terapeutica può trasformare la paura in conoscenza.

🌱 Psicoterapia: oltre la sopravvivenza

Le psicoterapie tradizionali hanno tentato per decenni di “correggere” il panico: insegnare a respirare, a controllare i pensieri, a desensibilizzare la paura. Ma il panico non si lascia ammaestrare.

Ciò che serve non è controllo, ma significato.
Non tecniche, ma presenza.

Le scuole più evolute — psicodinamica contemporanea, mindfulness clinica, approcci corporei integrati, terapie fenomenologico-esistenziali — non cercano più di “spegnere” la crisi, ma di incontrarla.
Di esplorarla come un varco, non come un nemico.

 

Un recente studio pubblicato su Psychological Applications and Trends (2024) ha mostrato che, nei percorsi psicodinamici centrati sulla narrazione del sé corporeo, la remissione sintomatica è più stabile e profonda rispetto agli approcci puramente comportamentali.
 

Perché la crisi non è un errore: è un messaggio che il corpo invia quando la mente non ascolta più.

 

Nel mio lavoro clinico, ho imparato che dietro ogni attacco di panico c’è un evento originario: un trauma taciuto, una perdita, una frattura del senso di sicurezza primaria. Il panico è, in fondo, un tentativo disperato dell’anima di tornare a casa.

⚕️ La cura come incontro

 

A Palermo, nel mio studio, arrivano persone che non sanno più come spiegare ciò che provano.
Molti hanno già provato di tutto: psicofarmaci, tecniche di rilassamento, protocolli standard.


Ma il panico, se non viene compreso nel suo linguaggio, ritorna.

Ogni tremore, ogni respiro, ogni silenzio contiene un significato. La guarigione non è solo la scomparsa dei sintomi, ma il ritorno alla fiducia: nel corpo, nel tempo, nella realtà, in sé.
Quando il paziente comincia a dire “mi sento di nuovo vivo”, è lì che la psicoterapia ha compiuto il suo compito.

 

🧩 Oltre la diagnosi: un nuovo paradigma della cura

 

Le evidenze scientifiche più recenti ci chiedono di cambiare prospettiva. Il panico non è un errore, ma un linguaggio.
Non è un disturbo, ma un segnale di squilibrio profondo che attraversa corpo, mente e relazione.

Serve un modello clinico integrato, che tenga insieme neurobiologia, psicologia e umanità.
Un modello che non separi più la mente dal corpo, il sintomo dalla storia, il dolore dal significato.

Come terapeuta, il mio compito è costruire ponti:
tra il respiro e la parola, tra la biologia e la memoria, tra la paura e la possibilità di vivere.


Non esistono percorsi universali validi per tutti. 


Ogni terapia è un laboratorio unico di ascolto e presenza.

💬 Dietro ogni crisi c’è una vita che chiede di essere capita, non diagnosticata.


C’è una persona che ha perso la fiducia nel proprio corpo.
C’è una voce interiore che dice: “Non sono più io”.

Il compito dello psicologo non è silenziare quella voce, ma accompagnarla fino a quando ritrova il suo ritmo naturale.
Il panico non è follia. È il corpo che grida quando l’anima tace.

La cura è un incontro.
Un luogo dove la paura non è più un nemico da combattere, ma un maestro da comprendere.

Quando la mente urla, il corpo ascolta.
E il terapeuta — se sa stare nel silenzio, se sa aspettare, se sa guardare — può trasformare quell’urlo in respiro.

 

🕊️ Se stai vivendo il panico, non sei solo

Può sembrare la fine, ma non lo è. È un passaggio. Un modo in cui la vita ti costringe a fermarti, a tornare a te, a imparare ad ascoltarti davvero. Esistono percorsi clinici efficaci, personalizzati, scientificamente fondati e umanamente profondi. Il mio lavoro è questo: accompagnarti nel riconoscere, comprendere e superare ciò che oggi ti sembra insormontabile.

Non per tornare come prima.
Ma per diventare, finalmente, ciò che sei.

Un essere umano libero e sicuro di sè che ha il diritto e il dovere di vivere serenamente. 

Dott. Daniele Russo, Palermo


Disturbi di panico, ansia e somatizzazioni. Diagnostica psicologica avanzata e intervento integrato.

Chiama per fissare il tuo appuntamento 3498182809

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PSICOTERAPEUTA COGNITIVO COMPORTAMENTALE EMDR PALERMO

                dott. Daniele Russo - Psicologo Palermo  Psicoterapeuta
n. Iscriz. Ordine Psicologi Reg. Siciliana:
3685 sez. A – 07.06.2006
Polizza RC profess. AUPI-n. 2020/03/2425586
Ditta Individuale, Tipo attività: 869030
STUDIO: Largo Montalto, 5, 90144, Palermo (PA)
NUMERO TELEFONICO: 349.81.82.809

LARGO MONTALTO, 5, PALERMO, PA

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