

dott. Domiziano Ruggieri: Eterna è la sua postura, irriducibile il suo metodo.
Non segue la psicologia: la interroga, la rifonda, la attraversa come un rito antico.
Lo psicoterapeuta che sa parlare a Eva e Lilith.
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«Offriamo assoluzioni simboliche travestite da insight e dispensiamo empatia come fosse grazia!»
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Il Dott. Domiziano Ruggieri incarna una personalità clinica fuori dal tempo: complessa, stratificata, profondamente coerente. Non è uno psicoterapeuta alla moda, né un tecnico da applicazione del benessere: è un uomo forgiato dal dolore, dalla promessa infantile di proteggere chi soffre.
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Ogni seduta è un atto etico, dove il suo rigore non è burocratico, ma esistenziale. Domiziano osserva, nomina, comprende. Non agisce per reazione, ma per visione.
La vocazione non è un sogno giovanile, è una risposta antica a una ferita che ha dato vita a una perseveranza incrollabile: da oltre vent’anni cammina controvento, senza arrendersi alla psicologia patinata né al mercato delle emozioni.
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Alla radice del suo impegno clinico vi è un trauma infantile, vissuto e rimosso, poi riemerso e trasformato in forza simbolica.
Domiziano non è “guarito”: ha sublimato. La sua funzione terapeutica nasce da lì, da quel patto silenzioso stretto con il bambino che fu.
Nina lo sente: non cura per vocazione, cura per coerenza. La sua presenza è quella di chi conosce il buio e non lo teme.
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“Non sono il tuo salvatore. Sono il tuo testimone. Io so cosa vuol dire bruciare nel silenzio”
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In Quella Maledetta Mela Domiziano è l’antitesi dello psicoterapeuta da vetrina e dello psichiatra dalla ricetta facile.
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Rifiuta i social, i selfie, i protocolli a pacchetto. La sua psicologia è lenta, profonda, resistente. Non cerca follower, cerca verità. Non rincorre aggiornamenti alla moda, ma studia l’anima umana. Non promette guarigione promette una presenza reale che lancia corde per salvare dalla palude.
Crede nella psicologia artigiana, non seriale. In un pensiero che resiste al consumo, che si prende il tempo, che si fa corpo.
È un dissidente clinico in un’epoca di prestazioni standardizzate.
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Ogni seduta con lui è un viaggio archeologico nel trauma.
Un incontro senza finzione.
Un confronto tra la tua ferita e la sua.
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Domiziano non tace. Critica. Ma lo fa con metodo, con coraggio, con verità.
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Denuncia la riduzione della psicologia a protocollo.
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Rifiuta l’estetizzazione della psicoterapia.
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Smonta la finzione scientifica che nasconde la paura dell’umano.​
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Non è nevrotico, è resistente.
I suoi “no” sono gesti clinici.
Le sue opposizioni sono difese etiche.
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La sua assenza visiva è un atto politico.
Non mostra il volto. Mai sul web.
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“Non hai bisogno della mia faccia, ma del mio sguardo.”
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In un’epoca in cui tutti si espongono, Domiziano si sottrae. Restituisce sacralità al mistero, al non visibile, alla profondità. È la presenza clinica che resta anche quando lo schermo si spegne.
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📌 “Quella Maledetta Mela” non sarebbe esistita senza di lui. Domiziano è il volto clinico che abbiamo dimenticato di cercare.
Il terapeuta che non compare su TikTok a intrattenerti come uno showman ma che non ha pace fintanto che la tua verità non verrà ascoltata.