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Non ho scritto quest’opera per raccontare.
L’ho scritta per ridare voce a chi è stato messo a tacere, presenza a chi è rimasto invisibile, respiro a chi è stato confinato nel buio.
Tutto cominciò da un silenzio.
Un silenzio che non era vuoto, ma tempesta.
Un silenzio che custodiva tutte le parole negate, le domande sospese, le verità mai accolte.
Da quel silenzio è nata la mia ossessione: ascoltare ciò che il mondo non voleva udire.
Le vite interrotte.
I desideri puniti.
Le colpe che nessuno ha scelto.
Gli esseri umani che la storia ha reso mancanze, fantasmi, ombre.
“Quella maledetta mela” è una tragedia contemporanea.
Non un romanzo nel senso comune, ma un rito.
Un rito di sangue e memoria, di corpi feriti e parole restituite.
Un testo che porta alla luce la violenza nascosta, l’amore tradito, la verità negata.
Non cercate qui spiegazioni né manuali: l’essere umano non si spiega, si attraversa.
Non cercate qui teorie né sistemi: il dolore non si definisce, si ascolta.
Non cercate qui un autore che sveli il proprio volto: il volto non importa, importa solo la voce che custodisce ciò che altri hanno spento.
I protagonisti di questa tragedia non appartengono a me.
Sono figure che esistono da sempre: Eva e Adamo, Biancaneve e i suoi persecutori, Medea e i suoi figli, uomini e donne esiliati dal loro stesso destino. Sono le storie che ci abitano, che continuano a ripetersi sotto nomi diversi, in ogni tempo e in ogni luogo.
Biancaneve non conosceva Freud.
Ma Freud conosceva Biancaneve.
Sapeva che quella favola era un trauma.
Eppure scelse di tacerlo, condannando l’umano a un’assenza inventata, a un vuoto che non apparteneva a nessuno.
Io non ho mai incontrato un essere mancante.
Ho soltanto visto uomini e donne convinti di esserlo.
Questo libro è un atto di rivolta e di fiducia.
Una rivolta contro i silenzi imposti, contro i discorsi che hanno ridotto la vita a sintomo, peccato, colpa.
E una fiducia nella possibilità di un mondo diverso, in cui la voce di ciascuno non sia più interrotta, ma amplificata fino a diventare canto.
In principio, Lei aprì gli occhi.
Ma fu il mondo a decidere di spegnere la luce.
Queste pagine accendono di nuovo quel fuoco.
E lo lasciano bruciare fino in fondo.
Domiziano Ruggieri

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