
Quella Maledetta Mela
la tragedia delle donne
tragedia in III atti:
- La Prima
-La Mela -
- Il Processo -
di Daniele Russo
presto su

... e ovunque c'è bisogno di verità

Biancaneve non conosceva Freud ma Freud conosceva Biancaneve
Ti invito a entrare in un progetto narrativo, clinico e simbolico che nasce da una necessità:
​raccontare ciò che non viene raccontato, dare voce a chi è stata messa a tacere.
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Quella Maledetta Mela
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Non è solo un libro.
È una tragedia moderna e una denuncia poetica.
Un viaggio in III atti attraverso ferite, dolore, desiderio, thriller, horror,
erotismo disturbante e colpa.
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I protagonisti sono invenzioni dell’autore,
eppure sono reali, perché, rappresentano archetipi consci e inconsci
che abitano ognuno di noi.
La storia e i personaggi sono frutto di finzione,
ma traggono ispirazione da casi clinici autentici,
trattati e trasformati dall’autore:
perchè la realtà può essere trasformata per proteggerla
ma la verità non può essere tradita.
Perchè la verità può essere detta solo
se qualcuno è disposta ad ascoltarla.
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​Nessuna trama da spiegare ma una promessa,
quello che vedrai non potrà più essere dimenticato.
Perché qui non si racconta una storia.
Si sollevano veli. Si spezzano silenzi.
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Le nostre madri dimenticate ti invitano a mangiare una fetta della loro torta di mele
col vestito buono della domenica
Aperta la porta già nel disimpegno troverai tutti pronti ad accoglierti.
​
C'è Eva con la sua preziosa mela.
Ci sono due bambini di otto anni, Nina e Mattia che non parlano più ma l'hanno vista. ​
Si, hanno visto La Prima,
colei che precede ogni inizio, ogni madre, ogni figlia, ogni dio.
Ci sono Giulia, la madre di Nina, che stira vestiti mai indossati.
E Patrizia, la zia, che tiene il dolore piegato in un cassetto, sotto le tovaglie buone.
C'è un padre assente e uno psicologo alle prime armi,
troppo giovane per salvarsi, troppo vivo per tirarsi indietro.
C’è Isabella, che ha capito tutto prima degli altri —
e ha scelto di restare in silenzio.
C’è Nayla, che non fugge l’inferno: lo attraversa con la grazia del fuoco eterno.
Ma si sentono le urla della madre,
che non riesce a fermare Nina
dal disegnare mele rosse ovunque.
E infine c’è Corrado, il Professore.
Nel salone buio, accarezza il suo quadro più prezioso:
non un paesaggio, non una donna,
ma una dea - forse - maledetta.
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Fuori dalle finestre la città di Palermo non è solo lo sfondo.
È un organismo vivo, presente, che respira insieme ai personaggi.
I suoi vicoli, le sue crepe, i suoi silenzi sono arterie e vene di una città-madre e città-carnefice.
In ogni pietra, in ogni via, Palermo osserva, accoglie, tradisce.
Non si limita a ospitare: agisce, partecipa, morde.
Palermo è un personaggio.
E come tutti i personaggi di questa storia,
ha qualcosa da nascondere.
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Ferite che bruciano.
Ferite che non si rimarginano.
Ferite che hanno imparato a camminare in silenzio
e a sorridere anche quando fanno male.
Donne che non chiedono pietà ma ascolto.
Uomini che non cercano redenzione ma verità.
Nessuno di loro vuole essere salvato
nessuno di loro cerca comprensione.
Perché ciò che hanno perso
non può essere restituito.
E ciò che sono diventati
non ha bisogno di perdono.
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Quella Maledetta Mela non è solo una denuncia.
È un rito pagano.
Un urlo ancestrale.
Un altare profanato di carne, parole e memoria.
In tre atti, si apre la stanza segreta della nostra mente,
dove la colpa viene denudata,
la diagnosi messa in ginocchio,
e la psicologia spinta sotto una luce che non perdona.
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Da ogni pagina, qualcosa si alza.
Non sempre ha un volto.
Non sempre respira.
Ma dice la verità che tutti tacciono.
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La prima scena è già cominciata.
Se oltrepassi la soglia,
non puoi più tornare indietro.
​​
Benvenuti.