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🔥 Desiderio moltiplicato: il mito del rapporto a tre tra scienza, inconscio e antichità

  • psydr3
  • 27 lug
  • Tempo di lettura: 9 min
Nella celebre scena del rapporto a tre di Arancia Meccanica (1971) di Stanley Kubrick, Alex, il protagonista, consuma un rapporto sessuale con due ragazze incontrate in un negozio di dischi, il tutto accelerato in time-lapse e accompagnato dalla musica di Rossini. La scena, ironica e disturbante, è una parodia della sessualità consumistica: il sesso diventa atto meccanico, svuotato di emozione, puro esercizio di potere e prestazione. Kubrick mostra un ménage à trois privo di intimità, dove il piacere non è condivisione ma dominio, riflettendo la disumanizzazione crescente della società moderna.
Nella celebre scena del rapporto a tre di Arancia Meccanica (1971) di Stanley Kubrick, Alex, il protagonista, consuma un rapporto sessuale con due ragazze incontrate in un negozio di dischi, il tutto accelerato in time-lapse e accompagnato dalla musica di Rossini. La scena, ironica e disturbante, è una parodia della sessualità consumistica: il sesso diventa atto meccanico, svuotato di emozione, puro esercizio di potere e prestazione. Kubrick mostra un ménage à trois privo di intimità, dove il piacere non è condivisione ma dominio, riflettendo la disumanizzazione crescente della società moderna.

Cosa spinge così tanti uomini (e non solo) a desiderare un rapporto a tre? È semplice trasgressione o nasconde qualcosa di più profondo, antico, simbolico?

Negli ultimi quarant’anni, psicologi, sessuologi e antropologi hanno analizzato in modo sistematico una delle fantasie sessuali più diffuse al mondo: il threesome, ovvero il rapporto sessuale a tre, e in particolare la configurazione che vede due donne e un uomo.E ciò che emerge è più complesso di quanto si creda.



🎬 Ken Park (2002) – Il rapporto a tre tra Claude, Peaches e Shawn non è erotico, ma un atto disperato di sopravvivenza affettiva. Corpi traumatizzati che si uniscono non per desiderio, ma per difendersi dalla solitudine. È un rito muto e primitivo, dove il sesso diventa linguaggio e rifugio. Nessun piacere, nessuna redenzione: solo il bisogno di esistere ancora, almeno insieme. Un'eco tragica, non una trasgressione.
🎬 Ken Park (2002) – Il rapporto a tre tra Claude, Peaches e Shawn non è erotico, ma un atto disperato di sopravvivenza affettiva. Corpi traumatizzati che si uniscono non per desiderio, ma per difendersi dalla solitudine. È un rito muto e primitivo, dove il sesso diventa linguaggio e rifugio. Nessun piacere, nessuna redenzione: solo il bisogno di esistere ancora, almeno insieme. Un'eco tragica, non una trasgressione.

📊 I numeri del desiderio


Le prime ricerche sistematiche risalgono agli anni ’80.Nel 1988, Arno Karlen, nel suo saggio Threesomes: Studies in Sex, Power, and Intimacy, riporta un dato sorprendente: il 34% degli uomini britannici intervistati dichiarava di aver partecipato almeno una volta a un rapporto a tre, contro il 15% delle donne.


Nel 1995, gli studiosi Leitenberg e Henning confermano la potenza di questa fantasia: il 57% degli studenti universitari maschi statunitensi immagina scene con più partner contemporaneamente. Non solo due donne, ma spesso configurazioni simboliche in cui il piacere viene moltiplicato per legittimare il proprio valore.


Nel 2004–2005, un sondaggio ABC News/Primetime Live porta questi dati al grande pubblico:


12 % degli adulti americani riferisce di avere fantasie su rapporti a tre.
Il 94 % dichiara di averne vissuto uno.

Ma è con lo studio monumentale di Justin Lehmiller (2018) che emerge il dato più clamoroso:

Il 95% degli uomini eterosessuali ha avuto almeno una volta fantasie di rapporti con due donne contemporaneamente.Anche l’87% delle donne riferisce fantasie simili, sebbene spesso più complesse, emotive o relazionali.

Nel 2024, una nuova indagine condotta in Nord America e pubblicata su journals.sagepub.com stima che circa il 30% degli adulti abbia effettivamente sperimentato un threesome, almeno una volta nella vita.



🎬 Vicky Cristina Barcelona – Il ménage à trois tra Juan Antonio, Cristina e Maria Elena non è trasgressione, ma tentativo estetico di guarigione. La triade è equilibrio instabile tra desiderio, ferita e creazione. Cristina cerca identità, Juan Antonio rifugio, Maria Elena redenzione artistica. Ma l’armonia erotica è solo apparente: il rapporto a tre diventa metafora della psiche divisa, dove l’Altro è specchio e minaccia. Non è amore, è coabitazione temporanea del vuoto.
🎬 Vicky Cristina Barcelona – Il ménage à trois tra Juan Antonio, Cristina e Maria Elena non è trasgressione, ma tentativo estetico di guarigione. La triade è equilibrio instabile tra desiderio, ferita e creazione. Cristina cerca identità, Juan Antonio rifugio, Maria Elena redenzione artistica. Ma l’armonia erotica è solo apparente: il rapporto a tre diventa metafora della psiche divisa, dove l’Altro è specchio e minaccia. Non è amore, è coabitazione temporanea del vuoto.

🧠 Fantasia o verità dell’inconscio?


Ma perché questa fantasia persiste in modo così massiccio?

Perché, pur essendo raramente vissuta, resiste nei sogni, nei racconti, nella pornografia, nella memoria?


Le ragioni più frequenti sono:


  • Conferma di potere erotico: essere desiderati da più partner amplifica il senso di virilità.


  • Moltiplicazione del piacere: due corpi, due sguardi, due attenzioni.


  • Controllo narcisistico: essere il fulcro attorno a cui tutto ruota.


  • Riduzione dell’ansia relazionale: con due partner, si attenua il timore dell’intimità totale.


Per molti, il rapporto a tre non è un atto, ma una scena interna.

Uno scenario che legittima l’onnipotenza del desiderio, soprattutto per l’uomo eterosessuale, che nella cultura dominante si è sempre immaginato al centro del piacere altrui.


La scena del ménage à trois in American Psycho è una coreografia narcisistica. Patrick Bateman non fa sesso: esercita potere, registra la propria immagine, domina. Le donne sono corpi-oggetto, strumenti della sua dissociazione. Lo specchio diventa il vero partner: Bateman si possiede, non ama. È sesso senza soggetto, rituale autistico dove il piacere è assente e la violenza imminente. Simbolicamente, è il capitalismo del desiderio che si consuma fino all'annientamento.
La scena del ménage à trois in American Psycho è una coreografia narcisistica. Patrick Bateman non fa sesso: esercita potere, registra la propria immagine, domina. Le donne sono corpi-oggetto, strumenti della sua dissociazione. Lo specchio diventa il vero partner: Bateman si possiede, non ama. È sesso senza soggetto, rituale autistico dove il piacere è assente e la violenza imminente. Simbolicamente, è il capitalismo del desiderio che si consuma fino all'annientamento.

🏛️ Il mito nell'antica Roma e in Grecia: sesso, potere e molteplicità


Ma tutto questo non nasce oggi.La fantasia del sesso condiviso — o meglio, moltiplicato — è già ampiamente documentata nell’antichità classica.


Nei simposi greci, era normale la presenza di più amanti, uomini e donne, in un clima che univa piacere, estetica e filosofia.Dioniso, dio dell’ebbrezza, è spesso raffigurato tra corpi intrecciati, simbolo di libertà erotica e fusione degli opposti.


Anche Afrodite, nei culti misterici, viene celebrata in contesti di orgia sacra, dove il corpo non è vergogna ma offerta.

Nella mitologia latina, Marte e Venere sono spesso rappresentati insieme a una terza figura (Mercurio, Vulcano, o Cupido), come a suggerire che la polarità uomo-donna non basti mai del tutto.


Il desiderio antico è circolare, non lineare.


Sempre più uomini si propongono come “terzo” in rapporti a tre, rispondendo a inserzioni su piattaforme come Tinder, OkCupid, Annunci69, Pure e AffairHub. dove anche donne cercano uomini e altre donne per realizzare questo desiderio. Il ménage à trois diventa così una nuova forma di desiderio diffuso, non più trasgressivo ma quasi rituale, dove la figura del “terzo” non minaccia la coppia, ma la completa. Clinicamente, è la prova di un erotismo post-romantico, in cui il triangolo non è devianza, ma geometria del potere e dell’intimità condivisa.
Sempre più uomini si propongono come “terzo” in rapporti a tre, rispondendo a inserzioni su piattaforme come Tinder, OkCupid, Annunci69, Pure e AffairHub. dove anche donne cercano uomini e altre donne per realizzare questo desiderio. Il ménage à trois diventa così una nuova forma di desiderio diffuso, non più trasgressivo ma quasi rituale, dove la figura del “terzo” non minaccia la coppia, ma la completa. Clinicamente, è la prova di un erotismo post-romantico, in cui il triangolo non è devianza, ma geometria del potere e dell’intimità condivisa.

Il rito di Dioniso e le falloforie: carne, estasi e verità arcaica


Nel cuore della Grecia arcaica, prima che la razionalità apollinea prendesse il sopravvento, si celebravano riti dedicati a Dioniso, dio del vino, dell’estasi, della metamorfosi e del desiderio senza forma.


Ma Dioniso non era solo il dio della festa: era l’ospite oscuro, colui che rompeva le regole, che scioglieva l’identità e la coscienza, portando i partecipanti fuori da sé, in uno stato di delirio sacro.

Tra le pratiche più emblematiche dei culti dionisiaci vi erano le falloforie, processioni in cui un grande fallo ligneo o di altri materiali veniva portato per le strade o nei campi, accompagnato da canti orgiastici, danze sfrenate e musica


Alcuni ricercatori sostengono che l'ossessione per rapporti a tre e orgie  è dipesa nelle società dalla diffusione spasmodica della pornografia che produce immagini di una sessualità distorta dove lo scambio, le orge, i rapporti a tre sono la prassi.
Alcuni ricercatori sostengono che l'ossessione per rapporti a tre e orgie è dipesa nelle società dalla diffusione spasmodica della pornografia che produce immagini di una sessualità distorta dove lo scambio, le orge, i rapporti a tre sono la prassi.

Il fallo, lungi dall’essere ridotto a simbolo pornografico o ridicolo, era allora segno sacro della vita, della forza creatrice e del legame con la natura originaria.


Il fallo non rappresentava solo il sesso, ma l’energia vitale che attraversa ogni corpo e lo oltrepassa: potenza generatrice, ma anche pericolo di disordine. Portarlo in processione significava rendere visibile l’invisibile, celebrare la parte più antica e indomita dell’essere umano, e allo stesso tempo esorcizzarla.

Un dio senza padre: l'identità liquida di Dioniso


Dioniso nasce da un doppio trauma: è figlio di Zeus e di una mortale, Semele, che viene incenerita dalla visione del dio. Viene allora cucito nella coscia di Zeus per completare la gestazione — un parto mostruoso, una seconda nascita che lo rende doppio, ambiguo, senza confini. Dioniso è maschile e femminile, uomo e animale, bambino e anziano, dio e vittima. La sua identità è fluida, liquida, espansa.


Nei riti in suo onore, le baccanti, donne in trance, si abbandonavano alla danza, al vino, al canto, fino a giungere a stati alterati di coscienza in cui “diventavano” Dioniso. Era la rottura di ogni codice sociale, sessuale, gerarchico. Era la liberazione delle pulsioni represse, un’invasione del sacro nel corpo. Per questo Dioniso spaventava tanto quanto affascinava.



Rito di Dioniso e le baccanti generato da gemini
Rito di Dioniso e le baccanti generato da gemini

La falloforia: una processione tra oscenità e sacro


Durante le falloforie, il grande fallo portato in corteo non era solo simbolo fallico, ma centro di gravità del rito: rappresentava l’unità perduta tra istinto e civiltà, tra corpo e parola, tra desiderio e ordine. Attorno ad esso si cantava, si rideva, si gridava. Era un carnevale del sacro, in cui la vergogna veniva sospesa, e tutto ciò che normalmente era nascosto o represso diventava visibile e condiviso.

Clinicamente e simbolicamente, si può leggere questa processione come una messa in scena collettiva dell’inconscio: una rappresentazione del desiderio come forza disorganizzante ma anche rigenerante. L’osceno non è qui il volgare, ma ciò che sta “fuori scena”, e che viene riportato nel cuore della polis, come se solo guardando il desiderio in faccia si potesse salvarsi.

Risonanze contemporanee

Oggi, in un mondo che finge di aver dimenticato il sacro, i miti tornano sotto altra forma: nel cinema, nel sesso, nell’arte, nei riti notturni delle metropoli. Le falloforie moderne sono i club privati, i poliamori ritualizzati, i corpi mostrati e consumati online. Ma la domanda rimane la stessa: che cosa ci lega davvero al nostro desiderio? Che cosa celebriamo quando ci spogliamo davanti a un altro?

In fondo, Dioniso è ancora tra noi: è il brivido che attraversa la pelle quando viene oltrepassato un confine, è il volto che si confonde nel piacere, è l’eccesso che rivela ciò che siamo davvero, prima di ogni norma.


🪞 Conclusione: il triangolo che non chiude



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La celebre scena a tre di Sex Crimes (1998), con Neve Campbell, Denise Richards e Matt Dillon, è più di una provocazione erotica: è una messa in scena del potere, del desiderio manipolato e della finzione come arma. Qui il rapporto a tre diventa strumento narrativo per confondere verità e inganno, in un gioco perverso dove la sessualità è usata per destabilizzare e controllare. Ogni gesto, ogni sguardo è calcolato. Non c’è intimità, ma strategia. La carne, come spesso accade nei noir psicologici, è solo un mezzo per il dominio.



Il rapporto a tre non è semplicemente una fantasia erotica o un fenomeno statistico in crescita. È un archetipo dell’anima inquieta. Una scena simbolica in cui il desiderio si espande oltre i confini del possibile per affacciarsi sul margine instabile dell’eccesso.

Nel triangolo erotico, ciò che eccita non è solo il corpo in più, ma la moltiplicazione degli sguardi, la frammentazione dei ruoli, l’inversione delle regole.


Come ha scritto Jacques Lacan,


“il desiderio è sempre desiderio dell’Altro” —


e quando gli Altri diventano due, il desiderio si fa molteplice, sfuggente, impossibile da dominare.

Il tre non è un numero: è una geometria psichica. Non ha centro. Non ha pace. E forse è per questo che, nella storia delle civiltà, ha sempre generato inquietudine.


Nella psiche maschile, il rapporto a tre è potenza.


Come ha suggerito Wilhelm Reich, nel desiderio maschile si annida spesso l’illusione della totalità:  Il rapporto a tre diventa così simbolo di dominio: due corpi femminili come verifica tangibile della propria virilità. Un’investitura narcisistica, un atto che conferma il proprio potere nel mondo.


Nella psiche femminile, il rapporto a tre può essere liberazione.

Quando la donna è al centro del trio — quando desidera entrambi i poli, o si lascia desiderare da due corpi differenti — qualcosa si ribalta.


Non è più l’oggetto conteso, ma il soggetto che sperimenta la molteplicità. In questa prospettiva, il rapporto a tre rompe la narrazione monogamica e propone un accesso al piacere come pluralità.


Nel film Novecento di Bernardo Bertolucci, la scena del rapporto a tre tra i personaggi interpretati da Gérard Depardieu, Robert De Niro e Dominique Sanda rappresenta un momento emblematico di rottura sociale e simbolica. Non è solo erotismo: è una dichiarazione politica e umana. La sessualità condivisa diventa gesto utopico, fusione tra classi e identità, tentativo di un’unione oltre le barriere imposte. Ma proprio per questo venne censurata: troppo esplicita, troppo sovversiva, troppo libera per l’Italia degli anni Settanta. In quella scena, il corpo smette di essere individuale e diventa terreno comune — ed è lì che inizia a fare davvero paura.
Nel film Novecento di Bernardo Bertolucci, la scena del rapporto a tre tra i personaggi interpretati da Gérard Depardieu, Robert De Niro e Dominique Sanda rappresenta un momento emblematico di rottura sociale e simbolica. Non è solo erotismo: è una dichiarazione politica e umana. La sessualità condivisa diventa gesto utopico, fusione tra classi e identità, tentativo di un’unione oltre le barriere imposte. Ma proprio per questo venne censurata: troppo esplicita, troppo sovversiva, troppo libera per l’Italia degli anni Settanta. In quella scena, il corpo smette di essere individuale e diventa terreno comune — ed è lì che inizia a fare davvero paura.

Come ha scritto Hélène Cixous,


“la donna deve scrivere se stessa, nel corpo e nei desideri”

in questo gesto può esserci anche la scrittura erotica del numero tre.



Ma al fondo, il triangolo erotico è colpa.

Perché evoca il tradimento. Perché introduce il terzo dove la nostra cultura ha imposto la coppia. Il tre è disordine simbolico. È l’irruzione dell’imprevisto. È Eva e Lilith. È il serpente che striscia tra due corpi nudi.

Anche per questo, il tre seduce e inquieta. Perché non è stabile, non è giusto, non è definitivo. È un tempo sospeso del desiderio. Un piccolo sabba. Un altarino segreto. Una messa in scena dove tutti si offrono e nessuno si salva.


Il rapporto a tre non è una perversione.


È una finestra aperta sul reale del desiderio. E quando accade — anche solo nel sogno o nella parola — rivela quella verità scomoda che preferiamo non vedere:che non siamo fatti per bastarci.


Che ogni piacere autentico è sempre anche un rischio.Che ogni forma di amore contiene già, da qualche parte, un terzo.





🔻 Fonti utilizzate:


– Leitenberg & Henning (1995)– Arno Karlen (1988)– ABC News Survey (2004–2005)– Justin Lehmiller, Tell Me What You Want (2018)– PLOS ONE, Sage Journals (2024)– Riletture contemporanee del mito di Lilith (Kabbalah e psicoanalisi junghiana)– Studi classici sul Simposio e il culto di Dioniso e Afrodite

 
 
 

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dott. Daniele Russo, Psicologo Clinico regolarmente iscritto

all’Ordine degli Psicologi della Regione Siciliana (n. 3685 sez. A - 07.06.2006)

assicurato con polizza RC professionale AUPI (n. 2020/03/2425586)

Tipo soggetto: Ditta Individuale

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