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Ci sono domande che non invecchiano mai. Una di queste, scomoda e necessaria, è: conviene far bene l’amore?
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Molti credono che l’amore sia una questione privata, che appartenga soltanto alla sfera intima e che non abbia nulla a che vedere con la salute psicologica, con la qualità della vita o con la stabilità della coppia. Ma la psicologia contemporanea e la tradizione psicoanalitica ci dicono il contrario: la sessualità è il motore invisibile delle relazioni, la forza vitale che, se nutrita, costruisce; se negata, consuma.
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La libido in Freud: la radice del desiderio
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Sigmund Freud, padre della psicoanalisi, introdusse il concetto di libido come energia psichica legata al desiderio sessuale. Non si trattava di un semplice impulso biologico, ma di una forza che attraversa pensieri, affetti, creatività, sogni. La libido, nella visione freudiana, è la radice stessa della vita psichica: non solo ciò che ci spinge verso il piacere sessuale, ma ciò che ci mette in movimento verso la relazione, l’arte, il lavoro, la crescita.
Quando la libido è repressa o deviata in forme meccaniche e compulsive, la persona sperimenta vuoto, ossessione, alienazione. Quando invece è integrata in una sessualità sana e condivisa, diventa fonte di vitalità e coesione nella coppia.
Ecco perché “far bene l’amore” non è una questione di tecnica, ma di integrazione della libido nella vita affettiva. È il passaggio dal gesto al significato, dall’atto alla relazione.
Sessualità e salute psicologica
La ricerca scientifica conferma ciò che Freud intuì più di un secolo fa: la qualità della vita sessuale ha effetti diretti sul benessere psichico e fisico. Studi longitudinali (Brody & Costa, Journal of Sexual Medicine, 2009) hanno dimostrato che una sessualità soddisfacente è associata a livelli più bassi di depressione, ansia e stress cronico.
Al contrario, l’assenza di intimità o la presenza di sessualità disfunzionale (masturbazione compulsiva, pornografia eccessiva, rapporti privi di connessione) non solo compromettono il legame di coppia, ma generano senso di solitudine, frammentazione, perdita di significato.
Psicologia di coppia e sessualità sono inseparabili: l’intimità sessuale è il collante che sostiene la stabilità emotiva, la resilienza nei conflitti, la complicità nella vita quotidiana.
Far bene l’amore nella coppia
Fare bene l’amore significa stare presenti: ascoltare il corpo proprio e quello dell’altro, riconoscere i desideri senza vergogna, trasformare il contatto fisico in un linguaggio autentico.
Molte coppie che arrivano in terapia di coppia a Palermo e altrove portano in realtà la stessa domanda mascherata: perché non ci sentiamo più vicini? Perché non ci desideriamo più? La risposta, spesso, non è nella frequenza, ma nella qualità della sessualità.
Un amore ridotto a gesto meccanico si spegne; un amore coltivato come incontro, invece, si rinnova.
Due storie cliniche
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Caso A – Il risveglio della libido condivisa
Una coppia sposata da vent’anni raccontava di “fare sesso” ma non “fare l’amore”. La differenza sembrava sottile, ma in realtà era abissale. Nel percorso terapeutico, impararono a parlare dei propri desideri senza colpa, a rallentare i gesti, a trasformare il rapporto in esperienza di incontro. La libido, che era rimasta incatenata alla routine, venne liberata. “Non siamo ringiovaniti – mi dissero – siamo tornati vivi.”​
Caso B – L’ossessione solitaria
Un giovane uomo, intrappolato nella masturbazione compulsiva, vedeva il sesso come scarico fisiologico, privo di intimità. In realtà, dietro il gesto ossessivo c’era la paura di confrontarsi con la propria vulnerabilità. Attraverso la psicoterapia, comprese che la libido non si esaurisce nell’atto, ma trova senso nell’incontro con l’altro. Solo allora poté entrare in una relazione stabile.
Conviene davvero?
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Conviene, sì. Conviene perché fare bene l’amore non è lusso né capriccio, ma parte essenziale della salute psicologica. Conviene perché la libido, se ascoltata e condivisa, diventa la linfa che alimenta il legame di coppia, rafforza l’identità personale e costruisce resilienza emotiva.
Conviene perché, come ricordava Freud, “laddove era Es, deve subentrare l’Io”: riconoscere l’impulso, integrarlo, trasformarlo in creazione di senso.
Conviene perché ogni atto di amore ben fatto è un atto di vita: un modo per sfidare la solitudine, resistere all’entropia, ricordare che il cuore umano non è fatto per sopravvivere da solo.
E allora la risposta diventa semplice:
tra tutte le convenienze della vita, nessuna è più grande del far bene l’amore.